Psicologia – Pet therapy e educazione cinofila: il progetto Can Bia Mente di Ascoli Piceno

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Scritto da Valentina Filiaggi, 18 Marzo 2015

Da qualche giorno c’è una notizia che circola sui quotidiani nazionali cha ha catturato particolarmente la mia attenzione: gli ospedali e le cliniche della Toscana hanno aperto le porte agli animali domestici. Previa richiesta del paziente, e a seconda della compatibilità delle visite con lo stato di salute degli stessi, i Fido e Micio toscani potranno visitare i loro padroni degenti. Con alcune specifiche e limitazioni, ovviamente, ma si tratta di un esempio illuminato che riconosce l’indiscutibile e ormai assodata importanza del rapporto paziente-animale domestico ai fini della guarigione.

Secondo l’indagine “Adolescenti e Pet” condotta da Sima (Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza) con il sostegno di Purina che promuove, da nove anni, il progetto A scuola di PetCare, fra i duemila adolescenti intervistati il 31,9% ha affermato che  “il pet è un amico che fa sentire meno soli”  e per il 21,8% “un fedele compagno di giochi”, dati da non sottovalutare parlando di un target  per il quale la tecnologia e l’utilizzo di internet danno vita ad amicizie virtuali, il rapporto con il proprio animale si rivela fra i più autentici e concreti.

Il rapporto con gli animali da compagnia si è trasformato nel tempo essenzialmente in un’interazione di tipo emotivo e soprattutto affettivo. Il legame che si crea è fatto di amore, divertimento e soprattutto rispetto reciproco. La dipendenza dal proprietario per alcune necessità primarie di vita deve far leva sul senso di responsabilità che, insieme all’affetto, costituisce la base del successo per un rapporto che vede rispettata la dignità non di un oggetto, bensì di un essere.

Insomma i termini pet therapy ed educazione cinofila sembrano entrare sempre più spesso nel nostro linguaggio comune, ma siamo sicuri di conoscerne veramente il significato? Ho intervistato Barbara Bruni, presidente dell’associazione culturale Il Giardino di Ascoli Piceno ed educatore cinofilo, che con il suo progetto Can Bia Mente desidera divulgare la cultura cinofila ed il confronto costruttivo su temi legati alla relazione uomo-animale-ambiente. Il progetto presta particolare attenzione all’interazione animale-bambino, attraverso strumenti didattici studiati a seconda dell’età di riferimento. Gli educatori cinofili che collaborano con Il Giardino al progetto CaN Bia Mente operano all’interno di istituzioni ed enti pubblici ed anche nel privato come operatori di Pet-Therapy-Zooantropologia Assistenziale avvalendosi della collaborazione di professionisti, fra i quali psicologi, counselor, educatori, illustratori, insegnanti di propedeutica musicale.

«Da qualche anno sento parlare anche nel piceno di Pet Therapy – commenta Bruni – e se da una parte sono soddisfatta che anche la nostra provincia si avvicini a determinate tematiche, essendo stata precorritrice in questo campo, spesso noto che viene abusato: andare in un scuola con un cane e giocare non è fare pet therapy, ma didattica. La pet, infatti, non è una terapia ma una co-terapia, studiata insieme alle figure di riferimento di un eventuale fruitore come psicologi, fisioterapisti, o medici.

Questa co-terapia – continua – si divide in due tipologie, la pet AAA (Attività assistite dagli animali ) o TAA (Terapie assistite dagli animali) e le linee guida di pet relationship sono raccolte in documento chiamato Carta Modena redatto dagli esperti con il patrocinio del Ministero della Salute.»

Fatta chiarezza sul concetto di pet therapy è riconosciuta la valenza che tale strumento può avere nei vari ambiti di utilizzo, dalle carceri agli ospedali psichiatrici, dai reparti di pediatria a quelli di oncologia, passando per i minori con problemi di socializzazione, di ritardi lievi o addirittura gravi. Il progetto Can Bia Mente opera anche su quello che è l’approccio basilare con un animale domestico, affiancando come attività di volontariato l’Oasi Rifugio Appa contribuendo attivamente alla campagna adozioni, e offrendo una consulenza gratuita del proprio team di operatori, a tutti coloro che adottano un cane.

«Molti pensano che dare del cibo o un giaciglio comodo siano sufficienti per il benessere dell’animale – prosegue Bruni – ma dimenticano che solo vivendo le sue esperienze insieme al proprietario e solo rispettando i suoi bisogni etologici realizza pienamente la sua dimensione esistenziale. Ma a cosa serve un educatore? Chi adotta un cane deve essere in grado di accoglierlo nel migliore di modi, deve proccuparsi di predisporre tutto quello che serve per favorire un buon inizio di una relazione con il nostro amico a 4 zampe. L’ intervento dell’educatore serve a costruire la relazione e a formare nel cane il proprio profilo caratteriale, oltre che aiutare nella gestione delle problematiche quotidiane della convivenza con esso.»

Fra le altre attività proposte, il progetto Can Bia Mente ha in programma una serie di passeggiate urbane e non insieme ai propri amici pelosi, utili a conoscere meglio le dinamiche della condotta al guinzaglio, per esplorare insieme nuovi ambienti, stare in compagnia e all’aria aperta; l’ evento Yes you cane nel week end di Pasqua, con sfilata e concorso di bellezza canina, nosework e problemsolving. Tutte le informazioni e dettagli sugli eventi le potete trovare sulle pagine facebook associazione culturale Il giardino e Can Bia Mente.

 

 

 

 

 

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